La sede dell'Italcementi a Matera
La sede dell'Italcementi a Matera
Territorio

Italcementi, più 60.000 tonnellate di combustibile all'anno

Le denuncia del consigliere Manicone dopo l'incontro in Regione

A due anni dalla cosiddetta "mozione Italcementi" del 4 giugno 2013, il Comune di Matera, l'8 ottobre 2015, è stato convocato dalla Regione Basilicata, Ufficio Ambiente, in conferenza di servizi per esprimersi su ampliamenti, adeguamenti impiantistici e sull'incremento di 60.000 tonnellate/anno di CSS (Combustibile solido secondario), che vanno aggiunti agli altri combustibili ancora in uso dall'Italcementi quali pet-coke, pneumatici, materiali plastici ed altro.

Alla conferenza di servizi erano presenti i tecnici dell'Italcementi, il Comune di Matera, il Comune di Santeramo, la Provincia di Matera, l'Arpab e i funzionari dell'Ufficio ambiente della Regione Basilicata. A renderlo noto è il consigliere comunale Paolo Manicone.

"Avverto il bisogno di comunicare perché avverto una sensazione negativa - spiega in una nota Manicone - Nel corso della discussione della conferenza di servizi regionale, sembra che i due anni di impegno per tutelare il nostro territorio e la salute pubblica, e la precisa richiesta di dati scientifici tali da assicurare certezze sullo stato di terra, aria e acqua, siano ormai cosa passata nel dimenticatoio. Chiedo, dunque, ai protagonisti istituzionali incaricati di esprimersi e rilasciare autorizzazioni, innanzitutto chiarezza e fermezza, in quanto questa vicenda interessa non solo la tutela dell'ambiente, ma in modo più ampio e concreto la salute pubblica dei nostri concittadini".

La critica del consigliere Manicone è innanzitutto rivolta ad una mancata trasparenza e diffusione dei dati da parte degli organi preposti. "Il dato riconosciuto da tutti, Consiglio Comunale di Matera, Associazioni, Comitati, Ente Parco, è che, se dal 1994 ad oggi, l'Italcementi ha incenerito pet-coke, pneumatici e rifiuti, di contro, non c'è stato un adeguato e scientifico monitoraggio. O meglio, i monitoraggi sono recenti e parziali. Su questa base, sono stati redatti due rapporti Arpab e una raccolta di altri dati, i quali non sono esaustivi e neppure rispettano tutti i punti dei due protocolli sottoscritti da Italcementi, Regione Basilicata e Comune di Matera, nel 2010 e nel 2011. Insomma, rimane certo un solo dato, ovvero, che nulla sappiamo sull'influenza di queste emissioni sul nostro territorio e sulla salute umana".

"Quello che chiedo per la nostra comunità, insistentemente da due anni, è conoscere i dati scientifici certi sull'impatto che l'Italcementi ha avuto sul nostro territorio a confine del Parco della Murgia. Si tratta di disporre dati scientifici, che diventino la base di partenza su cui verificare l'impatto delle emissioni su suolo, aria e acqua, in modo tale che le future variazioni del mix di combustibile utilizzato nei processi produttivi, possa essere confrontato con un dato di partenza certificato.

Si comprende bene la motivazione di questo necessario passaggio: finché non disponiamo di questo dato di partenza, come può essere ampliata e diversificata la possibilità di bruciare altri mix di combustibili?

Chiediamo tanto?"

"La comunità materana - continua la nota - che vive vicinissima a questo impianto prospiciente i Sassi di Matera, che è stata nominata Capitale della Cultura 2019, con flussi turistici crescenti di stagione in stagione, e che si trova a convivere con quest'azienda da decenni, può conoscere lo stato di salute del suo territorio dal punto di vista ambientale? Può decidere il proprio futuro secondo una prospettiva condivisa e sostenibile?"

"D'altra parte, se l'Italcementi eliminasse completamente dai processi produttivi i combustibili quali pet-coke e pneumatici, usando gas, sarebbe un primo passo verso il riconoscimento e rispetto che il mondo ci riconosce quale patrimonio UNESCO e per il recente ruolo di Capitale Europea della Cultura 2019".

A questo proposito, il consigliere riporta qualche nota storica che possa far comprendere la rilevanza della zona interessata: "Ricordiamo solo che il grande archeologo Dinu Adamesteanu, nel febbraio del 1969, espresse parere negativo sulla nascita di un impianto di produzione nel bel mezzo di una serie di villaggi trincerati preistorici, scoperti e studiati da Domenico Ridola, in una parte dell'altopiano murgico che rappresenta una delle ricchezze più preziose e indiscusse del territorio materano e di tutto il Mezzogiorno. Un mese dopo, il parere fu parzialmente rivisto, ma sempre avendo a cuore le sorti di quello che gli esperti della materia definiscono il più antico sito abitato del mondo, dopo Aleppo e Gerico. E' da oltre diecimila anni che quel sito rappresenta una comunità radicata senza soluzioni di continuità su un territorio ereditato dal passato remoto, ma non per degradarlo nelle sue componenti essenziali, ma per consegnarlo il più possibile integro a chi verrà dopo di noi. La storia della città, come si comprende, è lunga".

"Il giudizio delle generazioni future - conclude Manicone - sul nostro modo di operare nei confronti della tutela di un patrimonio così generoso, dipende solamente da noi, come intendiamo preservarlo oggi da ogni aggressione che ne snaturi la sua intima e delicata natura".
  • Paolo Manicone
  • Italcementi
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