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La Regione punta alla permanenza dei docenti lucani in Basilicata

Approvata mozione per scongiurare l'esodo di insegnanti in altre regioni

La Regione Basilicata vuole trattenere gli insegnanti che hanno prestato servizio per più anni nel territorio lucano. Lo conferma la mozione approvata all'unanimità dal consiglio regionale che impegna la giunta e il presidente Pittella a trovare una soluzione, in sede di Conferenza Stato – Regioni, per la permanenza in Basilicata dei docenti che dal primo settembre 2016 dovrebbero prendere servizio in altre regioni.

Difatti la legge sulla 'buona scuola' sconvolge le regole per il trasferimento degli insegnanti da un istituto ad un altro. Nel caso specifico ciò comporterà un grande esodo dei docenti lucani verso altre Regioni d'Italia. Secondo i firmatari dell'atto regionale - Napoli (Pdl-Fi), Pace (Gm), Mollica (Udc), Rosa (Lb-Fdi), Perrino e Leggieri (M5s), Benedetto (Cd) e Cifarelli (Pd) – il provvedimento legislativo è "del tutto ingiustificato se si pensa che gli stessi docenti destinatari che hanno lavorato ad oggi per lungo tempo nelle province della nostra regione su posti scoperti, quasi tutti attualmente disponibili".

Questa circostanza implica "un impoverimento della regione – denunciano i consiglieri - in ordine alle sue risorse economiche, finanziarie, umane e culturali, dal momento che i docenti rientrano nel capitale umano più qualificato sul territorio, costituendone un fondamentale potenziale di crescita".

Nel documento, per tutti questi motivi, s'impegna il governo regionale ad "attivarsi affinché venga instaurato, in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, un proficuo confronto con il Governo finalizzato a rendere stabile e duratura, per il personale docente che ha prestato servizio pluriennale presso le istituzioni scolastiche insistenti sul territorio della Basilicata e che ha differito, in base all'articolo 1 comma 98/99 della legge 107 del 2015 sulla riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, la presa di servizio nella provincia di nomina, la possibilità di poter continuare a lavorare in regione con l'attivazione di posti in deroga utilizzando risorse finanziarie disponibili nel Fesr e nel Fse".
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