Aqvuaworld e la provocazione della mostra "Aqua - deserti e monsoni"

Dagli scatti del materano Plasmati e di Akash, fotografo del Bangladesh, uno sprone per la denuncia di Terre Joniche dopo l'ultima alluvione

venerdì 13 dicembre 2013 15.45
La mostra-denuncia che vuole sensibilizzare la popolazione sul tema dell'acqua arriva in città grazie ad Aqvaworld.

E' stata presentata questa mattina la mostra fotografica internazionale che ha unito, con il titolo "Aqua - deserti e monsoni" gli scatti di due artisti della macchina fotografica, il materano Gaetano Plasmati e Akash, artista del Bangladesh. Una ricerca tra due culture ed esperienze differenti, che si sono fuse in un comune impegno per coinvolgere il visitatore in un viaggio che, attraverso l'uso delle immagini, propone temi e realtà che aiutano a prendere coscienza delle problematiche legate all'acqua, la sua assenza e la sua abbondanza.

In una struttura che fa dell'acqua il fulcro della sua attività, dallo svago all'importanza terapeutica, c'è anche l'occasione per richiamare l'attenzione sulle ultime alluvioni che hanno colpito il materano e la fascia Jonica, con particolare attenzione a quello che è accaduto a Metaponto e dintorni.

"L'acqua per noi è un elemento di benessere, utilizzato bene può essere considerato la vera essenza della vita - spiega Luca Ruggieri, responsabile dell'Aqvaworld di Matera - Attraverso percorsi differenti, si possono dare diversi benefici al nostro stile di vita e alla nostra quotidianità, anche nella guarigione da traumi o altre problematiche. Ci sono tanti aspetti che, se curati adeguatamente attraverso l'acqua, portano il nostro fisico a dare delle eccellenti risposte. In questo caso, però, abbiamo voluto sottolineare l'importanza dell'acqua attraverso una mostra che delinea diversi aspetti, l'assenza e l'abbondanza dell'acqua, ma anche l'impatto dell'intervento dell'uomo sulla natura e le problematiche che ne conseguono".

La mostra, infatti, è organizzata in collaborazione con la UN Water, l'organismo delle Nazioni Unite che si occupa dei problemi legati all'acqua, dalla desertificazione alle inondazioni ed è molto caro anche a chi combatte la problematica sul territorio. "C'è gente che ha perso tutto e gli interventi non arrivano - sottolinea Elena Prella, rappresentante degli attivisti di Terre Joniche - Purtroppo dopo il 2011 anche in questo caso abbiamo avuto conferma che ci sono alluvionati di serie B. Non abbiamo risposte immediate come è stato per altre zone e ormai viviamo di allerte meteo, tra panico e paura. Questa è un'ottima occasione per richiamare l'attenzione sulle problematiche derivanti dall'acqua nelle nostre terre, ma soprattutto per sottolineare come la colpevolezza sia da ricercare nell'intervento dell'uomo sulla natura".

Colpe richiamate anche dal fotografo Gaetano Plasmati. "Il rispetto per la natura è fondamentale - ammette il reporter materano - perchè la natura si riprende quello che è suo. La nostra attenzione deve essere quella di non intrometterci. Infatti l'idea di mettere sott'acqua le foto è una provocazione forte per quanto accaduto proprio nella nostra Regione nelle scorse settimane. L'acqua infatti ha messo in evidenza tantissime lacune del nostro territorio: politiche, amministrative, infrastrutturali".

La mostra, inserita nella più profonda piscina riscaldata d'Europa, ben 11 metri di acqua a temperatura ideale, è stata voluta proprio da Plasmati, che ha ideato il riuscito connubio tra l'allagamento delle opere d'arte delle nostre terre e le fotografie esposte. Gli scatti sono visibili sin da oggi all'interno della struttura di Aqvuaworld, tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 20, mentre la domencia dalle 9,30 alle 13. I sub più esperti potranno anche visionarla, previa prenotazione, immergendosi nel fondale riscaldato di una delle sei piscine della struttura.

"Questa mostra ricade, non a caso, nell'anno internazionale dell'acqua - riprende Gaetano Plasmati - Ed è un progetto che nasce nel 1994, con la mia idea di fotografare nel nord Africa la desertificazione avanzante. Incontrato Akash, che invece aveva riprese nelle sue terre del Bangladesh gli effetti devastanti e gli allagamenti provocati dai monsoni, è nata l'idea di una mostra univoca, che proponesse i due aspetti agli antipodi".