Il consiglio comunale boccia clamorosamente l'impugnazione dello Sblocca Italia

Con una sostaziale parità la delibera non passa

venerdì 28 novembre 2014 10.02
A cura di Marco Delli Noci
Il consiglio comunale di Matera, mai così ardente, ha decretato definitivamente la bocciatura riguardo un'eventuale impugnazione della Regione Basilicata per incostituzionalità dell'articolo 38 del decreto Sblocca Italia, ormai convertito in legge. Dopo il persistente indecisionismo dei consigli precedenti, si è lasciato spazio ad una contrarietà risicata dei consiglieri riguardo l'argomento.

Il via alla seduta fiume dell'assise comunale è stato dato dal consigliere di FI, Adriano Pedicini, che ha proposto una repentina votazione per l'impugnazione dell'articolo 38 dello Sblocca Italia: "E' opportuno mettere subito ai voti l'ordine del giorno sullo Sblocca Italia, perché dobbiamo prendere una posizione chiara e netta contro il petrolio". Manifesto del suo dissenso è un barile di petrolio vuoto, portato nell'assise consiliare, per indicare che dall'oro nero "non si è ottenuto nulla in questi anni, solo un alto tasso di disoccupazione ed inquinamento".

Questa volta il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, è presente ed esprime tutta la sua contrarietà all'ordine del giorno, così come redatto, perché "ci sono elementi che sono mutati nella nuova legge". Il sindaco fa riferimento, in modo particolare, al termine 'intesa' che lo Stato deve avere con la Regione. Da qui la proposta di un nuovo ordine del giorno più blando e debole rispetto al primo: "Chiediamo di impugnare l'art.38 solo nel momento in cui il consiglio regionale, che chiederà un miglioramento della legge, non avrà risposte dallo Stato". Così lo seguono a ruota i consiglieri di maggioranza come Carmine Alba, Francesco Bianchi e Vincenzo Massari, che approvano in pieno il nuovo ordine de giorno.

E qui i toni si accendono e i consiglieri dissidenti della maggioranza sono sul piede di guerra: Angelo Cotugno, Angelo Raffaele Contugno, Donato Paterino e Paolo Manicone. In coro unanime non vogliono discostarsi dall'originale ordine del giorno perché "il termine intesa non cambia la sostanza dell'art.38 che taglia la Basilicata, totalmente da ogni potere decisionale". E in quanto al raddoppio delle estrazioni che ci saranno con la nuova legge: "Ribadiamo di puntare sul turismo, sull'agricoltura e sulla cultura. Il modello petrolio ha fallito nella Regione, l'occupazione e l'ambiente ne hanno risentito". La minoranza di centro-destra appoggia le idee dei dissidenti della maggioranza, con Doriano Manuello che sottolinea: "Il nuovo ordine del giorno non può essere accettato perché non c'è margine di trattative sulle leggi".

Intanto si pone a votazione il primo ordine del giorno che viene bocciato clamorosamente con una sostanziale parità: 15 favorevoli, 15 contrari ed un astenuto. Invece il secondo ordine del giorno, proposto dal sindaco, viene approvato riportando l'amministrazione materana sulla linea governativa regionale e spazzando le difficoltà provenienti dall'irriducibile dissenso.

La questione prende sempre più piede e esaspera gli animi anche dopo le deliberazioni. Infatti poco spazio è riservato all'approvazione all'unanimità dello 'ius soli' applicato ai bambini nati da genitori stranieri a Matera.

Liti furibonde e scontri verbali confluiscono in una confusione generale dell'assise. Però i consiglieri dissidenti non si arrendono e cercano di rovesciare il tavolo chiedendo al presidente del consiglio, Brunella Massenzio, la ripetizione della votazione riguardo il primo ordine del giorno, appellandosi all'articolo 50 del regolamento comunale. Quest'ultimo prevede che, in caso di parità di voti in qualunque deliberazione, c'è la possibilità di rivotare. Ma il segretario comunale, Antonio Fasanella, blocca tutto con la sua interpretazione dell'articolo: "Sulla questione si è già deliberato a sfavore, non si può rivotare".

Il Comune di Matera decide contro la volontà delle contestazioni sullo Sblocca Italia, in materia di raddoppio delle trivellazioni. Ora la patata bollente passa al consiglio regionale che il 4 dicembre deciderà gran parte delle sorti del territorio lucano.