Vico Piave, è il giorno della memoria

Tanta gente e l'appello di Francesco: "Accelerate i tempi"

domenica 11 gennaio 2015 16.53
A cura di Vittoria Scasciamacchia
Silenzio. Poi voci, occhi lucidi, urla, sguardi, abbracci e pacche sulle spalle. Letture, testimonianze e musica. Cittadini, residenti, vittime, istituzioni, operatori e associazioni. Foto, fiori, disegni, scritte. Dolore e rabbia. E poi di nuovo silenzio. Questo è Vico Piave oggi, 11 Gennaio 2014, a un anno dal crollo delle due palazzine in cui hanno trovato la morte Antonella Favale e Nicola Oreste.

Si è svolta questa mattina la manifestazione in memoria della tragedia consumatasi un anno fa. Tanti i cittadini accorsi in Vico Piave per non dimenticare, per riflettere su quanto accaduto e per stare vicino ai familiari delle vittime. Presente alla celebrazione anche il sindaco Salvatore Adduce. Sul palco, allestito per l'occasione dinanzi alle macerie, si sono alternate le musiche eseguite da un gruppo di allievi del Conservatorio E. Duni di Matera, letture tratte dal romanzo "Le città invisibili" di Italo Calvino e le testimonianze di chi ha vissuto da vicino quel terribile momento. Primo fra tutti, Francesco Calculli, marito di Antonella.

Francesco è un fiume in piena, parla per venti minuti a cuore aperto, ma le sue parole sono lucide e consapevoli: "Ringrazio indistintamente tutti quelli che sono venuti. Il mio cuore riesce a scremare questa folla e ne analizza prima le coscienze, gli animi, gli intenti, il calore vero e il calore di facciata". Francesco racconta la sua quotidianità, prima e dopo del tragico evento. "E' stato un anno durissimo, ho raschiato il fondo del barile tante volte ma solo una cosa mi ha aiutato, la forza che mi ha insegnato Anto, la potenza, la grinta, l'orgoglio, la fierezza, la professionalità la competenza di una persona che purtroppo non volendolo ci ha lasciato".

Dalle parole di Francesco traspare profonda ammirazione e amore per la sua "Anto": "Lei era il massimo dell'intelligenza e può confermarlo chiunque la conosceva. Pendevo dalle sue labbra, era perfetta, non sbagliava mai ed io sono stato la persona più felice della terra con lei". Francesco non dimentica nessuno e ringrazia tutti i familiari, gli amici e anche gli sconosciuti che gli sono stati vicini: "Se sono qui oggi è per dimostrare che il loro sostegno non è vano". Ma Francesco non dimentica neanche che ci sono dei colpevoli e che giustizia deve essere fatta: "Accelerate i tempi - è il suo appello – Io non mi fermo davanti a niente e nessuno. Vogliamo sapere chi ha ucciso Anto. I responsabili devono pagare. Non per vendetta ma per giustizia". Non fa nomi e non accusa nessuno, non grida e non piange, ma i suoi occhi sono più eloquenti di mille parole. Un lungo applauso chiude il suo discorso.

A seguire, al microfono, le testimonianze di Sara Elia, la ragazza estratta dalle macerie alcune ore dopo il crollo, che solo oggi riesce a raccontare la terribile esperienza vissuta; le riflessioni di Anna Longo, residente riuscita a fuggire in tempo dalla casa in sfacelo; l'intervento di Pio Acito di Legambiente, tra i primi soccorritori giunti sul posto. Il brano "Nell'aria" di Simona Molinari e Giò Di Tonno, eseguito dal soprano Angela Girardi, conclude l'evento. In Vico Piave non rimane che una recinzione piena di foto e fiori a coprire le macerie.
Vico Piave, un anno dopo © Vittoria Scasciamacchia
Vico Piave, un anno dopo © Vittoria Scasciamacchia
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Vico Piave, un anno dopo © Vittoria Scasciamacchia
Vico Piave, un anno dopo © Vittoria Scasciamacchia
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Vico Piave, un anno dopo © Vittoria Scasciamacchia
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Vico Piave, un anno dopo © Vittoria Scasciamacchia
Vico Piave, un anno dopo © Vittoria Scasciamacchia
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Vico Piave, un anno dopo © Vittoria Scasciamacchia
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Vico Piave, un anno dopo © Vittoria Scasciamacchia
Vico Piave, un anno dopo © Vittoria Scasciamacchia
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