
Eventi e cultura
Case study adventures, come custodire i beni pubblici
Fabrizio Barca tra gli ospiti d'eccezione
Matera - sabato 25 ottobre 2014
11.36
"Case study adventures: storie di comunità e di beni pubblici in Basilicata e nel mondo" è stato l'evento che ha avuto come ospite d'onore il politico ed economista, Fabrizio Barca, a Matera.
L'incontro è stato presenziato anche dal sindaco di Matera, Salvatore Adduce, la soprintendente BSAE della Basilicata, Marta Ragozzino, il presidente di Edgeryders, Nadia El-Imam e Rossella Tarantino, membro del comitato Matera2019.
L'evento ha presentato diverse esperienze lucane di custodia e conservazione di beni pubblici ed iniziative che hanno visto la partecipazione di cittadini. Nello specifico sono state illustrate: Open Data, Mapping the Commons, il Quartiere S. Pardo, Urban Center, T.I.L.T di Marconia, Paesaggi Lucani, Pop-Hub Bas. Tutti servizi, da quelli informatici come Open Data ad altri finalizzati a creare reti per l'occupazione e la custodia di beni architettonici, a cui ognuno ha libero accesso.
Fabrizio Barca è intervenuto alla fine dell'incontro. L'economista e ministro per la coesione territoriale del governo Monti, ha avuto modo di esprimersi in merito alla designazione di Matera Capitale della cultura per il 2019: "Matera vuole essere una trasformazione collettiva che identifica il patrimonio culturale delle persone, e che accoglie e promuove il contributo delle comunità. Le comunità possono prendersi anche la responsabilità di curare una parte del patrimonio pubblico. La capacità di realizzare una trasformazione collettiva ha colpito evidentemente i commissari europei".
Barca poi ha proseguito con un analisi del contesto politico italiano: "Siamo in una fase difficile della democrazia perché la rappresentanza è davvero scarsa qualitativamente parlando. La crisi dello Stato porta a una nuova fase: la cittadinanza morale e cognitiva deve occuparsi direttamente della cosa pubblica, proponendo idee e contribuendo con risorse. Lo Stato da solo non ce la fa. La soluzione migliore è la sperimentazione, cioè di prendere atto che la cittadinanza si offre, con modi ancora non conosciuti, di occuparsi della cosa pubblica. Devono essere i cittadini a rischiare. Matera è una sperimentazione".
Ha tratto diversi messaggi dalle storie che son state raccontate. Riguardo alla trasformazione collettiva: "La chiave della trasformazione, dell'innovazione, è il conflitto di conoscenze diverse. Per farlo c'è bisogno di un punto di vista esterno, avulso da interessi".
Le comunità devono essere promotrici della realizzazione di progetti: "Fondamentale è la capacità di esprimere delle esperienze grazie al comparto della cittadinanza attiva. Quando lo Stato centrale o la Regione non ce la fanno a fornire un servizio, allora ha senso comunitariamente indicare una strada. Non basta utilizzare le risorse per la custodia dei beni pubblici, ma è importante l'attenzione della comunità a proporsi come curatrice con dei progetti".
"La sperimentazione – prosegue Barca - non deve essere pensata in termini di settori: privato, pubblico e cittadinanza attiva. Dobbiamo pensare in termini di filiere di produzione, di servizi per i cittadini. I tre elementi devono collaborare per avere successo".
Ed un ultimo consiglio: "Teniamo un diario di bordo di quello che state facendo. Una carta sulla quale scriviamo cosa abbiamo sbagliato quali sono i motivi. Questo servirà per raccontare, non solo il nostro successo, ma anche le fatiche che lo hanno attraversato, cosa che serve agli altri da incoraggiamento".
L'incontro è stato presenziato anche dal sindaco di Matera, Salvatore Adduce, la soprintendente BSAE della Basilicata, Marta Ragozzino, il presidente di Edgeryders, Nadia El-Imam e Rossella Tarantino, membro del comitato Matera2019.
L'evento ha presentato diverse esperienze lucane di custodia e conservazione di beni pubblici ed iniziative che hanno visto la partecipazione di cittadini. Nello specifico sono state illustrate: Open Data, Mapping the Commons, il Quartiere S. Pardo, Urban Center, T.I.L.T di Marconia, Paesaggi Lucani, Pop-Hub Bas. Tutti servizi, da quelli informatici come Open Data ad altri finalizzati a creare reti per l'occupazione e la custodia di beni architettonici, a cui ognuno ha libero accesso.
Fabrizio Barca è intervenuto alla fine dell'incontro. L'economista e ministro per la coesione territoriale del governo Monti, ha avuto modo di esprimersi in merito alla designazione di Matera Capitale della cultura per il 2019: "Matera vuole essere una trasformazione collettiva che identifica il patrimonio culturale delle persone, e che accoglie e promuove il contributo delle comunità. Le comunità possono prendersi anche la responsabilità di curare una parte del patrimonio pubblico. La capacità di realizzare una trasformazione collettiva ha colpito evidentemente i commissari europei".
Barca poi ha proseguito con un analisi del contesto politico italiano: "Siamo in una fase difficile della democrazia perché la rappresentanza è davvero scarsa qualitativamente parlando. La crisi dello Stato porta a una nuova fase: la cittadinanza morale e cognitiva deve occuparsi direttamente della cosa pubblica, proponendo idee e contribuendo con risorse. Lo Stato da solo non ce la fa. La soluzione migliore è la sperimentazione, cioè di prendere atto che la cittadinanza si offre, con modi ancora non conosciuti, di occuparsi della cosa pubblica. Devono essere i cittadini a rischiare. Matera è una sperimentazione".
Ha tratto diversi messaggi dalle storie che son state raccontate. Riguardo alla trasformazione collettiva: "La chiave della trasformazione, dell'innovazione, è il conflitto di conoscenze diverse. Per farlo c'è bisogno di un punto di vista esterno, avulso da interessi".
Le comunità devono essere promotrici della realizzazione di progetti: "Fondamentale è la capacità di esprimere delle esperienze grazie al comparto della cittadinanza attiva. Quando lo Stato centrale o la Regione non ce la fanno a fornire un servizio, allora ha senso comunitariamente indicare una strada. Non basta utilizzare le risorse per la custodia dei beni pubblici, ma è importante l'attenzione della comunità a proporsi come curatrice con dei progetti".
"La sperimentazione – prosegue Barca - non deve essere pensata in termini di settori: privato, pubblico e cittadinanza attiva. Dobbiamo pensare in termini di filiere di produzione, di servizi per i cittadini. I tre elementi devono collaborare per avere successo".
Ed un ultimo consiglio: "Teniamo un diario di bordo di quello che state facendo. Una carta sulla quale scriviamo cosa abbiamo sbagliato quali sono i motivi. Questo servirà per raccontare, non solo il nostro successo, ma anche le fatiche che lo hanno attraversato, cosa che serve agli altri da incoraggiamento".
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