jesce toponomstica
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Territorio

Chiuso l’iter di intitolazione delle aree di circolazione nell'area industriale di Jesce

Corrette anche le date di nascita e di decesso di “Giuseppe QUINTO”

Con Delibera di Giunta N. 538 l'Amministrazione Comunale conclude l'iter dell'Intitolazione delle aree di circolazione nell'area industriale di Jesce, approvando la toponimia delle strade ricadenti nell'area industriale di Jesce.
Ricordiamo che nello scorso 2016 veniva trasmesso nota alla Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo- di Matera, per rendere efficace l'atto di approvazione della toponimia stradale.

Fatte le ultime modifiche, ecco cosa la Giunta Comunale ha modificato e approvato:
- Da Recinto Domenico DI LEO (1932-2001) a Rec.to Antonio FRAGASSO (1899 – 1967) che si dirama parallelamente alla SS.271, a partire da incrocio tra SS.271 e Via Domenico Di Leo;

- Da Via Antonio FRAGASSO (1899-1967) a Via Francesco PADULA (1926 - 2006) che va da incrocio tra Via Alberto MANICONE a incrocio con Via Pietro SETTE;

- Da Via Francesco PADULA (1926-2006) a Via Domenico DI LEO (1932 – 2001) che va da incrocio tra Via Michele MANFREDI a incrocio con SS. 271 e Recinto Antonio FRAGASSO;

Nella stessa Delibera si procede poi a sanare un errore precedente, e cioè si rettifica che le date di nascita e di decesso di "Giuseppe QUINTO" che, per mero errore materiale sono state indicate come (1883–1915) anziché correttamente come (1909- 1997).

Successivamente verrà trasmesso il presente atto, corredato delle note biografiche dei cittadini a cui si intende onorare la memoria, alla Prefettura, Ufficio Territoriale del Governo di Matera, per i provvedimenti di cui al regio decreto legge 10 maggio 1923, n.1158, convertito nella legge 17 aprile 1925, n.473 e alla legge 23 giugno 1927 n.1188, la cui approvazione costituisce condizione di efficacia del presente atto.


Di seguito le note biografiche:

Antonio ANDRISANI (1888-1977)

Nei primi anni del '900 intraprende l'attività di imprenditore agricolo con il fratello Donato come affittuario di due masserie site in Contrada Torre Spagnola ed in agro di Montescaglioso. Negli anni '20 intraprende l'attività molitoria nel fabbricato sito in Via Lucana, incrocio Via Vena (dove attualmente c'è il parcheggio coperto).
Sempre in questo periodo con gli agricoltori Riccardi e Tortorelli rileva il Mulino e Pastificio di Via Lucana, all'incrocio di Via Cappelluti (l'attuale Piazza Mulino).
Inoltre nel 1947 finanzia la costruzione del teatro Duni in Via Roma come socio di maggioranza al 90%, con Annunziata Arcangelo che ne rappresenta il 10%, cominciando l'attività di proiezioni cinematografiche.


Liborio Vincenzo CALIA (1926 – 1998)

La storia di Calia Italia parte da un uomo, il suo fondatore, Liborio Vincenzo Calia, mastro falegname di bottega, che iniziò a creare e produrre divani nel 1965 a Matera.
Il divano doveva essere, come amava ripetere, un mobile sul quale riposarsi, conversare, sognare…
Il mastro falegname ideava i modelli dei salotti, progettava e seguiva tutte le fasi della lavorazione, insegnava il mestiere agli apprendisti, curava le relazioni con i clienti.
A cavallo degli anni '70/'80 Calia Italia varca i confini della dimensione artigianale e inizia a progettare e realizzare salotti a livello industriale.
A metà degli anni '80 l'azienda estende le vendite all'intero mercato nazionale e comincia a proiettarsi verso l'Europa, imponendosi anche sul difficile mercato francese, contraddistinto da una domanda di mobili imbottiti di alta qualità.
Nel 1991 organizza un "Centro Studi" con personale specializzato, per la progettazione e i prototipi.
Con la realizzazione di un nuovo stabilimento di 8.000 mq a Ferrandina, in Valbasento (MT), nel 1996, Calia Italia amplia il ventaglio dei modelli prodotti, dando ulteriore impulso economico all'area.
Gli anni successivi vedono ulteriori sforzi riorganizzativi e di innovazione tecnologica concentrati soprattutto nell'ultimo triennio che hanno permesso all'azienda di confermarsi altamente competitiva a livello internazionale, senza mai tradire la matrice artigianale dei suoi prodotti e il forte legame con Matera e la sua gente.


ALBERTO MANICONE (1912 - 1999) E FRAGASSO ANTONIO (1899 – 1967)

Cominciano, nel 1934, l'attività di commercio legnami e mattoni in Via Lucana, all'incrocio di Via De Sariis.
Nel 1944 aprono un Opificio anche in Via Annunziatella - Via Nicola Sole dove producevano pavimentazione per marciapiedi e interni.
Nel 1955 aprono il Laterificio in Via Cappelluti, per la produzione di foratame e solai, dal quale scaturì un particolare sviluppo industriale anche per gli anni successivi.
Nel 1966 comincia la costruzione dell'abitazione dei titolari del laterificio in Via Annunziatella e nel 1967 chiude l'opificio sito nelle vicinanze sempre in Via Annunziatella. Nel 1971 chiude definitivamente il laterificio di Via Cappelluti.


Michele MANFREDI (1891 - 1995) e Giuseppe QUINTO (1909 - 1997)

Michele Manfredi (1891-1995), figlio di Francesco che fu Sindaco della città di Matera, nel primo mandato, dal 1899 al 1902, anno in cui accolse nella città, l'On. Zanardelli e si dimostrò un uomo di grandi capacità politiche e professionali.
Stesse capacità ebbe appunto il figlio Michele che laureatosi in giurisprudenza a Napoli e a Roma, esercitò a Matera con successo la professione forense. Fu anche presidente del Consorzio di Bonifica e membro della Confindustria. Si occupò anche di interessi economici e fondiari di alcune masserie di famiglia da Montescaglioso
a Metaponto che successivamente dette in fitto ai f.lli Quinto di Pisticci.Da quel momento il sodalizio di stima ed amicizia tra le due famiglie crebbe notevolmente.
Il 12 febbraio 1946, i vecchi proprietari del mulino Alvino vendettero ai f.lli Quinto (Antonio, Giuseppe, Giovanni) e all'avv. Manfredi, per 760.000, lo stabilimento sito in Via Marconi. Successivamente, venne costruito, affianco, un nuovo stabilimento di cinque piani riservato esclusivamente alla molitura.
Quindi i f.lli Quinto e l'avv. Manfredi divennero praticamente industriali.
Successivamente l'avv. Manfredi diede in fitto a Giuseppe Quinto, il giardino del suo palazzo ubicato in Via Crispi (attuale Via Amendola), portando così alla nascita di un cinema all'aperto. Successivamente, in Via Stigliani, si procedette alla costruzione di un vero e proprio cinema, che fu inaugurato il 23 aprile 1954 con la proiezione del film "Sinuhe l'egiziano". L'attività cinematografica terminò sul finire degli anni'70, quella industriale a metà anni 80. Nel 1983, il pastificio Quinto e Manfredi ed il pastificio Padula furono acquistati dalla Barilla.

Domenico DI LEO (1932 – 2001)

Quella della famiglia Di Leo è una storia fatta di ingredienti semplici e genuini come la passione per il proprio lavoro, la voglia di crescere e innovare pur nel rispetto della tradizione, la volontà di tramandare valori e capacità di generazione in generazione.
È una storia che inizia nella metà del 1800 quando Francesco Di Leo aprì il suo forno nella città di Altamura, mettendosi a cuocere il pane preparato in casa dai suoi concittadini, come si usava a quei tempi. Fu poi verso gli anni '30 che suo figlio minore Pietro cominciò a produrre e vendere il suo pane, fondando il Panificio Di Leo.
Con la successiva generazione, nei primi anni '60, si passò ai prodotti tipici artigianali come taralli, biscotti da latte e dolcetti delle feste. Una scelta che si rivelò vincente, tanto che in breve tempo l'attività si trasformò in una vera e propria azienda, la Di Leo Pietro s.n.c. dei f.lli Domenico e Vitantonio Di Leo e si trasferì in una nuova sede per avviare la produzione industriale. Negli anni '90 il definitivo trasferimento nello stabilimento attuale, dove l'azienda diede il via a una produzione su larga scala.


Francesco PADULA (1926 - 2006)

Ha ricoperto la carica di Sindaco della città di Matera per due mandati:
- dal 1.7.1956 al 22.12.1957;
- dal 23.8.75 al 14.7.1978.

Ha continuato l'attività del padre Giovanni e dello zio Emanuele, presso il Mulino-Pastificio ex Alvino nei pressi di Via Marconi e ex Lamacchia-Tortorelli in Via Lucana nei pressi della Provincia.
Nel 1960 il pastificio si trasferì in Via Cererie, e nel 1963, ebbe inizio la produzione in larga scala, arrivando a produrre fino a circa 1.200 q.li di grano al giorno.
Nel 1971 seguì, in Via Cererie, l'inaugurazione di un grosso Silos per la ricezione e conservazione del grano.
Quando nel 1973 il Governo decretò il blocco dei prezzi sulla pasta per cinque anni, assestò un duro colpo alle piccole e medie industrie, compresa quella dei Padula.
Infatti questi ultimi unitamente ai Quinto e Manfredi, nel 1986 cessarono definitivamente la loro attività.


Pietro SETTE (1915-1984)

In gioventù terzino del Bari, si laureò il 5/11/1937 in Giurisprudenza, specializzandosi in diritto commerciale, con particolare attenzione al diritto societario. Politicamente vicino alla Democrazia Cristiana, fu amico personale di Aldo Moro. Fino al 1950 si dedicò alla carriera universitaria, interessandosi nel dopoguerra ai problemi di riconversione dell'industria bellica. Nel 1950 fu nominato commissario della Breda, dove intervenne decidendo la chiusura della sezione aeronautica
e traghettando l'azienda al nuovo ente statale EFIM. Fu presidente della Carbosarda, altra azienda che entrò a far parte dell'EFIM, alla cui presidenza Sette fu nominato nel 1962 e dove rimase fino al 1975. Dal 1959 al 1974 fu membro del Consiglio di Amministrazione dell'ENI, dove si adoperò nelle trattative per gli accordi commerciali conclusi con l'Iran. Nel 1975 fu nominato presidente dell'ENI, in un periodo delicato per l'azienda, che si concluse con il dispendioso salvataggio EGAM. Sette fu particolarmente prudente ed attento agli equilibri di potere, cercando di gestire i contrasti che emergevano all'interno della dirigenza ENI.
Nel gennaio 1979 sostituì Giuseppe Petrilli alla presidenza dell'IRI, dove contribuì alla riflessione sulle pratiche di gestione che avevano portato l'Istituto ad accumulare una pesante situazione debitoria ed a richiedere allo Stato fondi per ripianare le perdite; nel settembre 1982 fu sostituito nell'incarico da Romano Prodi. Pietro Sette morì in un incidente stradale il 1º dicembre 1984.


Arcangelo ANNUNZIATA (1908-1975)

Nato il 25 dicembre a Calciano, in provincia di Matera, nel 1937 fonda la ditta di "Produzione laterizi e ceramiche, suppellettili e mobili in legno", chiusa poi a causa degli eventi bellici. Nel 1944, terminato il conflitto, rileva gran parte delle quote della fabbrica di laterizi e ceramiche artistiche "Cappelluti" di Matera, che mantiene attiva fino al 1953, sotto la denominazione "Ceramica artistica Cappelluti – Annunziata".
Successivamente, Arcangelo Annunziata, ridusse la produzione e lavorazione di ceramiche ed allargò la produzione di mattoni da costruzione in concomitanza della Legge 17 maggio 1952, n.619 "Risanamento dei Rioni dei Sassi" nell'abitato del Comune di Matera, contribuendo notevolmente, nel corso dei decenni successivi, alla modernizzazione della Città.
Chiuse la fabbrica di ceramiche perché improduttiva e potenziò la fornace dei mattoni, con cui si costruirono i quartieri popolari e i borghi rurali del risanamento dei Sassi. La città ricorda con grande nostalgia la sirena della fabbrica, udibile fino ai sassi, che richiamava, circa un centinaio di operai al lavoro.
L'azienda continuò a vivere periodi di fortuna a periodi di crisi, nonostante sia stata rilevata nel 1958 dalle famiglie Manicone e Fragasso, è stata chiusa definitivamente nel 1970, anche a causa della concorrenza di un'altra fabbrica, la Valdadige, proveniente dal nord Italia. Arcangelo Annunziata, muore a Roma nel dicembre del 1975.
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