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Turismo

Matera non è una città per turisti

Chiusi nuovamente il Convicinio di Sant'Antonio, Santa Barbara e Santa Maria de Armenis

Chiusi al pubblico tre luoghi ricchi di storia e arte: il Convicinio di Sant'Antonio, la chiesa di Santa Barbara e Santa Maria de Armenis. Succede nella Capitale Europea della Cultura 2019 all'indomani delle festività natalizie contro ogni buon proposito, e preciso obiettivo, di destagionalizzazione del turismo in città.

Avevamo annunciato in pompa magna, lo scorso mese di Luglio, la riapertura dei tre siti in occasione del maggiore flusso turistico previsto per la stagione estiva e, successivamente, per il periodo natalizio. La delibera, firmata dalla giunta Adduce, si riproponeva di affidare "in via temporanea" le gestioni delle chiese a diverse cooperative: Santa Barbara alla Società Cooperativa Artezeta/Maecenatis/Culture Lucane; il convicinio di Sant'Antonio e Santa Maria de Armenis a CNA e partner prima, società cooperativa Oltre l'Arte dopo. Il tutto riportava la scadenza del 6 Gennaio 2016. Data in cui, presumibilmente, si sarebbe dovuto portare a compimento un iter burocratico e amministrativo finalizzato ad un avviso pubblico che è in cantiere dal mese di Aprile 2012 ma che non ha ancora visto la luce "a causa del mancato completamento dei lavori di recupero delle aree interessate", recitava la delibera.

Ad oggi, invece, non risulta esser stato emanato alcun bando, nè avviati lavori di ristrutturazione, nè effettuate proroghe alla gestione. A partire dal 7 Gennaio, le porte delle chiese in questione sono tornate a rimanere chiuse così come lo sono state negli ultimi anni, senza alcuna possibilità di visita da parte dei turisti che, seppur pochi, sono presenti in questi giorni a Matera. Una situazione inaccettabile se si considera la simultanea chiusura della Cripta del Peccato Originale, conosciuta anche come la Cappella Sistina del Rupestre, capace di attirare migliaia di visitatori all'anno. Dal mese di Ottobre scorso la strada d'accesso risulta interdetta da una sbarra per motivi tutt'ora misteriosi, probabilmente a causa di una controversia tra i F.lli Dragone, titolari dell'omonima azienda vinicola sulla cui proprietà sorge la Cripta, la Fondazione Zetema e la cooperativa Artezeta, gestori uscenti.

Stesso discorso per la chiesa di Santa Maria della Valle, la più maestosa chiesa rupestre del materano, localizzata al km 582 della via Appia, subito fuori dal centro di Matera, nel territorio del Parco della Murgia. Riaperta, dopo anni, nel mese di dicembre 2011, chiusa nuovamente poco dopo e mai più riaperta, risulta oggi essere in uno stato di totale abbandono e degrado, come è possibile notare dalle foto allegate. A tutto ciò, va ad aggiungersi l'ormai perenne interdizione al pubblico del Castello Tramontano, per il quale, seppur qualcosa pare si stia muovendo, non si conoscono tempi e modalità.

Questi sono alcuni degli esempi più noti di incomprensibile incuria da parte degli enti preposti, ma, se volessimo elencarli tutti, sarebbe impresa ardua vista la grande quantità di chiese rupestri mai restaurate e valorizzate di cui sono puntellati i rioni Sassi, il parco della Murgia e, spesso, anche i quartieri più moderni della città.

Tutti luoghi ricchi di fascino e meritevoli di interesse da parte dell'Amministrazione, in virtù di quella destagionalizzazione del turismo, a cui ha sempre puntato, e dell'innalzamento culturale del target di visitatori che Matera si propone da sempre di attrarre.
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Santa Maria della ValleSanta Maria della ValleSanta Maria della ValleSanta Maria della ValleCripta del Peccato Originale
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