Datacontact, "Siamo preoccupati per il nostro futuro"

Lettera aperta dei lavoratori non impiegati con Telecom

sabato 26 marzo 2016
A cura di Vittoria Scasciamacchia
"E' profondo il senso di impotenza di fronte a decisioni che prescindono dalla nostra volontà, e a volte ci chiediamo se all'esterno si capisca che tutti noi subiamo la preoccupazione di un futuro incerto che potrebbe coinvolgerci tutti". Queste le parole dei lavoratori della società Datacontact. Non i 400 dipendenti diventati tristemente famosi per la commessa Telecom Italia sottratta all'azienda materana, ma i restanti, quelli meno considerati in questi mesi, il cui futuro è ugualmente incerto.

"Siamo preoccupati per il nostro futuro e quello della società, che da 15 anni opera sul territorio nazionale e in particolare nelle nostra provincia arricchendola di competenza e sbocchi professionali, facendo da volano a tutta l'economia - scrivono i dipendenti in una lettera aperta diffusa a mezzo stampa - Siamo preoccupati affinché la nostra azienda possa avere la tranquillità di poter operare ancora a lungo senza subire ulteriori colpi di coda con effetto domino, che possa avere appoggio della comunità locale ma soprattutto delle Istituzioni, oltre ovviamente a quello indiscusso, tenace e consolidato di tutti noi Lavoratori. Il futuro di 400 colleghi è stato, forse, già decretato da qualcun altro e abbiamo paura che il nostro domani possa essere messo in discussione o pilotato dal Mangiafuoco di turno, che si sfrega le mani davanti al suo lauto pranzo".

"A seguito degli eventi che hanno caratterizzato gli ultimi mesi lavorativi - aggiungono - e che hanno coinvolto tutto l'operativo dell'azienda di cui facciamo parte da 15 anni vogliamo liberamente esprimere i nostri pensieri e raccontare quella che è la realtà che abbiamo vissuto, che viviamo e vorremmo continuare a vivere.

Abbiamo iniziato a lavorare qui quando internet vedeva la luce, i social non esistevano perché si faceva gruppo senza il bisogno di mostrarsi come ci vogliono gli altri, quando c'era tanta motivazione e curiosità nei confronti di una professione che purtroppo, ancora oggi, non è riconosciuta come tale. Lavorare in un call center, imparare a vendere, ad essere un consulente telefonico, imparare a programmare, a gestire gruppi di lavoro, a rapportarsi con i committenti, imparare un mestiere, ha significato per tutti noi crescere umanamente e professionalmente. Ha significato e significa ancora oggi: ricevere uno stipendio e fare progetti… coppie che si formano, matrimoni, mutui che si accendono e figli che arrivano.

Siamo cresciuti negli anni in competenze e professionalità e con noi è cresciuta l'Azienda. E' cresciuta la sua immagine, sono cresciuti i sui Clienti, sono aumentati gli obiettivi, le sfide e le difficoltà. Siamo diventati un gruppo forte e solido sotto ogni punto di vista. Questo è ciò che abbiamo vissuto e abbiamo visto, ed abbiamo, nel tempo, anche sentito crescere il senso di appartenenza all'azienda, noi 1300, parte di questa realtà, di questa "famiglia".