Fondazione Matera-Basilicata, scarsa condivisione e poca democrazia

Le perplessità del consigliere Manicone

sabato 30 agosto 2014 12.02
A cura di Vittoria Scasciamacchia
Non è piaciuto al consigliere comunale Paolo Manicone il metodo poco partecipato utilizzato dall'amministrazione nell'elaborazione dello statuto della fondazione Matera-Basilicata 2019.

Pur condividendo la candidatura di Matera a Capitale Europea della cultura nel 2019 e ritenendo la fondazione uno strumento indispensabile, il consigliere Manicone ha deciso di tirarsi fuori dalla maggioranza.

Il consigliere ha criticato in primis il modus operandi: "È una questione di metodo più che di merito. Il progetto della fondazione ha seguito un percorso con tappe troppo serrate. La necessità di giungere all'approvazione dello statuto in tempi utili per la consegna del dossier definitivo ha reso tutto troppo veloce e non ha dato modo al consiglio comunale di partecipare realmente alla redazione del documento, costringendolo di fatto ad accettare passivamente decisioni calate dall'alto".

Già nel corso del consiglio comunale di ieri, 29 Agosto 2014, Manicone ha scelto la via dell'astensione dopo aver sollevato alcune perplessità in merito ad alcuni articoli presenti nello statuto.

In particolare, il consigliere si è scagliato contro il "il potere enorme affidato al direttore generale". Lo statuto prevede che questa figura sia nominata dal consiglio d'amministrazione che è formato da tre membri: il sindaco di Matera, il governatore della regione Basilicata e un terzo componente eletto dalla maggioranza dei soci fondatori.

"Il potere del direttore generale sarà enorme poiché sarà una carica permanente, al contrario di quella del sindaco e del presidente della regione che saranno pro tempore. Inoltre, sullo statuto non è presente alcun riferimento allo stipendio che questa figura percepirà. Un'obiezione da me sollevata in aula a cui il sindaco non ha dato risposta".

Sempre a proposito di modalità d'impiego dei soldi pubblici, il consigliere di maggioranza ha sottolineato la dubbia legittimità dell'articolo 6 il quale prevede che l'esercizio finanziario dell'organismo venga approvato esclusivamente dal consiglio d'amministrazione, "oltre che la quantità interessa la qualità della spesa, ma come si fa ad averne garanzia se i controllati sono anche i controllori?"

Ancora, il consigliere di maggioranza si è soffermato sulle modalità di elezione del terzo membro del consiglio d'amministrazione che, secondo lo statuto, deve avvenire "di comune accordo tra i soci", "ma cosa significa di comune accordo? – incalza Manicone – e, in ogni caso, si tratterà di un soggetto che rimarrà in carica solo tre anni e che all'interno del consiglio sarà sempre in minoranza pertanto dubito che avrà un reale potere decisionale".

È stata invece soddisfatta nel corso del consiglio comunale la richiesta di allargare la facoltà di convocare il consiglio d'indirizzo della fondazione anche alla maggioranza dei fondatori, e non più esclusivamente al sindaco, così come era previsto dallo statuto.

"La fondazione è uno strumento utile se è democratico e se lo statuto è scritto realmente in maniera partecipata – conclude il consigliere Manicone – non contesto che il consiglio d'amministrazione e il direttore generale abbiano potere decisionale ma è necessaria la presenza di contrappesi che garantiscano la democraticità dei processi nell'interesse dell'intera comunità".