In Basilicata il triste primato dei voucher lavoro

Venduti oltre 1 milione di tagliandi

giovedì 12 gennaio 2017
Introdotti come la panacea di ogni male legato all'assenza di lavoro, i voucher in Basilicata sono andati via come il "pane".

Un numero esorbitante quelli utilizzati nel 2016 che hanno fatto storcere il naso ai tanti che continuano a non trovare una collocazione stabile. I voucher venduti in Basilicata nel 2016 – secondo la stima della Uil –Servizio Politiche del Lavoro – raggiungeranno il numero record di 1.017.576 con un incremento del 20,1% rispetto al 2015 e del 449,5% rispetto agli anni di introduzione (2008-2009). In dettaglio: sono più numerosi sia pure di poco in provincia di Matera (514.893) rispetto a quella di Potenza (502.683). Dalle scelte che si sono susseguite negli anni (Governi Berlusconi e Monti) – spiega il segretario regionale della Uil Carmine Vaccaro - era prevedibile lo snaturamento dell'originaria finalità virtuosa dell'istituto: dare legittimità a rapporti di lavoro, occasionali (ogni tanto) e accessori (non insiti nella ragione sociale dell'impresa) che nella stragrande maggioranza dei casi venivano regolati (si fa per dire) informalmente (nero e dintorni).

E così, a fronte dell'altalenanza che negli anni hanno subito tutte le tipologie contrattuali (sia di natura subordinata che autonoma), il lavoro accessorio è stato il solo che è andato aumentando anno dopo anno passando in Basilicata dagli appena 1.981 dell'anno di esordio (2008) ai 124.093 del 2012, ai 530.942 del 2014 e agli 847.264 del 2015, sino ad abbattere il "muro" del milione nel 2016. Conoscendo ormai quali sono le caratteristiche di questo istituto (tra cui le principali sono la forte concorrenzialità a livello di costo del lavoro, rispetto alla pletora di tipologie contrattuali esistenti e l'assenza di tassazione), il richiamo al suo utilizzo è stato e continua ad essere molto elevato da parte dei committenti.

Certamente al grande numero di persone coinvolte, fa da contraltare un "fatturato" relativamente basso (costo del lavoro) rispetto al dato generale generato da altre tipologie contrattuali.