Coronavirus: preoccupazione delle associazioni di categoria

Il focolaio lucano spaventa Confapi e Cna

giovedì 23 luglio 2020 12.30
''Forte preoccupazione'' viene espressa dalle associazioni Confapi Matera e Cna per il focolaio del Covid-19 in Basilicata dopo l'elevato numero di casi positivi tra i migranti bengalesi ospitati in due centri di accoglienza di Potenza e di Irsina e per gli altri casi di persone arrivate dall'estero o da altre regioni.

Una situazione che ''rischia di vanificare gli sforzi compiuti dagli imprenditori e dalle istituzioni in questi mesi di lockdown'', sostengono le due sigle di categoria, e ciò ''proprio adesso che con grande fatica stanno ripartendo le attività in tutti i settori, anche in quelli più colpiti come il turismo a Matera e nella costa jonica''.

Le due associazioni precisano di ''non essere contrarie all'accoglienza dei migranti, anzi esse hanno sempre apprezzato la scelta della Regione che da anni svolge opera di integrazione dei richiedenti asilo su tutto il territorio'' ma è ''errata la procedura seguita, con controlli superficiali e approssimativi, test sierologici non sempre attendibili, quando invece i tamponi andavano effettuati al momento dello sbarco, prima della partenza verso le altre destinazioni. Altrettanto dicasi per il caso di rientro dall'Emilia-Romagna, sottoposto a un test rapido evidentemente non affidabile.

La Regione Basilicata - spiegano - dovrebbe pretendere che i tamponi o i test vengano effettuati nei luoghi di arrivo e soltanto dopo procedere al trasferimento nei centri di accoglienza. Non sono quindi in discussione i diritti umani o il sacrosanto diritto all'accoglienza, ma la gestione di un problema meramente sanitario, che rischia di diventare senza controllo. Nella confusione delle procedure, infatti, oggi diventa difficile ricostruire la cerchia dei contatti avuti dalle persone positive''. Il timore riguarda un focolaio e una nuova chiusura che ''metterebbero definitivamente in ginocchio tantissime piccole e medie imprese di tutti i settori che potrebbero non riprendersi mai più''.