Borgo La Martella
Borgo La Martella
Territorio

La Martella, il grande progetto di Olivetti

Il borgo visto con gli occhi di Don Egidio Casarola

Il borgo materano La Martella è noto per un intervento urbanistico di grandissima portata condotto da Adriano Olivetti. La borgata, poco vissuta e poco conosciuta dai materani, nasconde tante ricchezze architettoniche e un progetto mirabile da parte di Olivetti che aveva come perno la comunità.
La nascita de La Martella "si colloca nel processo di ripresa italiana – come afferma Don Egidio Casarola, il parroco di San Vincenzo De Paoli – dopo la seconda guerra mondiale, quando l'Italia si ritrovò in uno stato di disfacimento a seguito dei bombardamenti a cui seguirono milioni di vittime".

- Come nasce il borgo La Martella?
"Il 17 maggio 1953 l'onorevole Alcide De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, diede il possesso delle abitazioni del nascente borgo alle prime 50 famiglie che lasciavano le grotte dei Sassi per vivere in case arricchite dal conforto di tutte le attrezzature moderne dell'epoca. La Riforma Fondiaria del 1948 per imprimere occupazione e la Legge sui Sassi del 1952 diedero spinta propulsiva alla costituzione del borgo La Martella".

- Qual era il progetto olivettiano nel borgo? Aveva un significato?
"Dopo la seconda guerra mondiale, l'attenzione dell'allora Istituto Unrra (United Nations Relief and Rehabilitation Administration) – Casas (Comitato Amministrativo Soccorso ai Senzatetto), diretto dall'ingegner Adriano Olivetti, si posò, tra l'altro, sulla città di Matera con i suoi caratteristici Sassi, descritti da Carlo Levi nel suo libro 'Cristo si è fermato ad Eboli'. Olivetti sposò l'idea di costruire borghi residenziali che potessero essere di propulsione alla formazione di comunità locali. Egli diede molta importanza alle comunità per il riscatto e la redenzione del sud. Nel 1949 Olivetti visitò Matera, accompagnato da diversi studiosi, tra cui Nadzo, Alemanni e Musatti. Dopo di che, a seguito dell'incontro di Olivetti con Friedmann, nacque la Commissione incaricata dello studio della città e del territorio. Nacque così La Martella, progettata e realizzata con l'intento non solo di raccogliere gli abitanti dei Sassi, ma anche con idee tendenti al decentramento burocratico-decisionale, alla formazione professionale e all'insediamento industriale in zone pianeggianti. Il borgo, dopo la sua creazione, fu abbandonato a se stesso per la miopia della classe dirigente del posto che fu restia ad idee utopiche e visionarie. Con l'abbandono la borgata ha visto il lento degrado delle numerose strutture pubbliche. Il nuovo dà fastidio a tutti".

- Gli abitanti sono aumentati nel corso del tempo?
"Nel 1957-1958 si è arrivati all'apice massimo del numero di abitanti: 1100. Negli anni successivi, con lo sviluppo industriale, La Martella ha conosciuto l'emigrazione verso Matera e la popolazione è diminuita, fino ad arrivare ad un minimo di 400 abitanti nel 1987. All'epoca era una zona depressa per via della crisi economica e molti proprietari abbandonarono tutto vendendo i propri terreni. L'area, negli anni '90, avrà un nuovo sviluppo con l'insediamento della nuova zona residenziale di Ecopolis".

- Il borgo ha una comunità al suo interno. Quali sono le sue caratteristiche?
"Si sta assistendo ad un cambiamento degli abitanti. Il complesso di Ecopolis è nato con tante idee che poi sono franate perché la gente si è chiusa nei rapporti, per cui è diventato un quartiere dormitorio ed individualista. Non esiste una vera comunità, ognuno vive per conto proprio. Le relazioni sono sporadiche ed hanno motivo di esistere solo per convenienza. Anche se ci sono delle associazioni con delle finalità, non c'è vita sociale. Nella borgata si sono creati 3 poli: abitanti anziani che vivono di problemi passati, riconducibili all'abbandono degli anni '60, e spesso si esprimono con atteggiamento individualistico; il complesso di Ecopolis, in cui si vive volutamente in isolamento completo; le case popolari con tanti problemi sociali. Non si ha la voglia di aprirsi e l'individualismo viene portato all'eccesso. C'è un agglomerato di abitazioni che vivono qui, ma non c'è vita di comunità. E' una realtà che trova armonia con la mentalità dell'individualismo".

- Qual è il contributo che La Martella può dare alla città?
"Il borgo, se vuole, può dare tanto nella misura in cui si apre. La possibilità, se il borgo si apre, c'è per dare un'idea diversa di tessuto sociale. In realtà, ogni persona, nel suo interiore, vorrebbe aprirsi. Ma poi non si ha il coraggio di fare il primo passo che si aspetta, sempre, dall'altro. Ognuno ha paura di entrare in relazione: manca il coraggio. Il rischio è che, alla fine dei conti, la ricchezza venga dispersa. Ciò vale anche per la città di Matera. Il tessuto sociale è cambiato, anche la conformazione territoriale estesa facilita la disgregazione delle comunità".

- Cosa si augura in futuro per il borgo?
"Qui abbiamo delle grandi possibilità, grandi ricchezze. Dobbiamo solo aprirci, accoglierci. Dobbiamo passare da una mentalità di egoismo, che ci porta a chiuderci e a guardare l'altro con sospetto, ad una mentalità rivolta all'accoglienza verso l'altro. Papa Francesco dice che dobbiamo uscire da noi stessi. Se ci chiudiamo in noi stessi, non possiamo dare la testimonianza della nostra ricchezza. Purtroppo qui si vivacchia. Io mi auguro che si esca fuori. Ci vuole più coraggio nel rapportarsi con l'altro. Ci troviamo in una realtà di circa 1700 abitanti, di cui 600 sono stranieri: 500 sono extracomunitari e 100 facenti parte dell'Ue. Perché non aprirsi? Se chi abita cominciasse ad aprirsi, si scorgerebbe tanta ricchezza. La Martella può avere uno sviluppo molto florido".

- Si potrebbe riproporre l'idea di Olivetti?
"Si, le idee olivettiane sono richieste, mai come oggi c'è bisogno di comunità. Se ci si apre, si ha la possibilità di esprimersi. Solo che bisogna aver il coraggio di imprimere una svolta. C'è bisogno anche di fantasia. La fantasia aguzza l'ingegno".
  • Don Egidio Casarola
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