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Cronaca

Sfruttamento di badanti moldave, sei persone arrestate

Indagine internazionale della Procura di Potenza

Per lo sfruttamento di donne moldave, reclutate nel loro Paese e impiegate nelle province di Potenza e di Matera come badanti, la Procura di Potenza ha portato a termine un'operazione denominata "Women' Tranfer" che ha portato all'arresto di sei persone (cinque moldave e un italiano). Le accuse sono associazione finalizzata alla tratta di esseri umani ed all'intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Sono 87 le vittime identificate.

L'attività investigativa è stata svolta dalla "Squadra Investigativa Comune" composta dalla Repubblica italiana e quella moldava ed in particolare dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, dalla Procura di Chisinau, dall'Arma dei Carabinieri del Comando Provinciale di Potenza e del Reparto Operativo Nucleo Investigativo e del Comando per la Tutela del Lavoro di Roma, dalla Polizia Moldava, con l'indispensabile cooperazione fornita da Eurojust.

"Le indagini interne ed internazionali, svolte fra l'altro mediante intercettazioni telefoniche, captatori Informatici, Gps, monitoraggi e pedinamenti sia classici che a distanza attraverso l'uso di videocamere, hanno consentito di acquisire indizi ritenuti gravi - spiega il procuratore di Potenza Francesco Curcio - sull'esistenza di un sodalizio con base logistica a Potenza, ma operativo tra il capoluogo lucano e la Moldavia, dedito al reclutamento di donne vulnerabili ed in condizioni sociali, familiari ed economiche precarie, da impiegare in Italia come badanti presso famiglie della provincia di Potenza e Matera in nero ed in condizioni di grave sfruttamento lavorativo, con riguardo agli orari di lavoro, massacranti e continui, senza adeguato riposo, senza alloggio dignitoso, senza garanzie previdenziali ed assistenziali, con paghe che, al netto delle trattenute per i debiti maturati dalle donne e degli orari di lavoro, sono risultate di gran lunga inferiori a quelle previste".

Le donne giungevano in Italia già gravate dal debito di viaggio a cui si aggiungeva l'ulteriore debito per l'alloggio messo a disposizione dal sodalizio in attesa del collocamento lavorativo, ubicato in pieno centro storico a Potenza, e la tangente, pari a 100 euro mensili, applicata sulla retribuzione a titolo di compenso per il procacciamento del lavoro. A garanzia del debito le badanti venivano private del passaporto che veniva restituito solo al saldo di quanto dovuto.

Dalle indagini è emerso che le vittime venivano sottoposte a una perdurante intimidazione. Venivano minacciate di essere aggredite o di finire sulla strada come prostitute.

Le indagini hanno inoltre permesso di far luce sulle condizioni di degrado in cui le vittime erano costrette a vivere, sia durante la permanenza nell'abitazione nella disponibilità del sodalizio, sia in taluni casi nelle abitazioni delle famiglie in cui venivano impiegate, in quanto, costrette a dormire sul pavimento, a condividere lo stesso letto in più persone, talvolta anche con lo stesso soggetto assistito. Il quadro indiziario relativo allo sfruttamento lavorativo è stato acquisito anche attraverso una attenta osservazione dell'orario di impiego delle donne risultato, di fatto, gravemente difforme rispetto alle vigenti disposizioni del Contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria, in quanto in molti casi le stesse venivano impiegate h/24 con rinuncia al riposo giornaliero ed al riposo settimanale.

Infine sono stati acquisiti elementi indiziari considerati gravi dagli inquirenti che evidenziano la capacità organizzativa del sodalizio, che nel solo periodo compreso tra gennaio e maggio di quest'anno, ha effettuato ben sedici viaggi tra l'Italia e la Moldavia, malgrado le restrizioni alla circolazione delle persone imposte dall'emergenza sanitaria in atto.
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